Cinquant’anni fa chi aveva in famiglia un ragazzo con disabilità, lo nascondeva. È da questa presa di coscienza che inizia la storia della nostra Cooperativa Sociale.
Nei primi anni ’70 don Antonio Mazzi, sacerdote carismatico, dotato di una straordinaria capacità di coinvolgere i giovani in progetti di volontariato al servizio degli emarginati, ha affascinato Francesco Benedetti, insieme ad altri coetanei veronesi, nella ricerca di creare concrete occasioni di integrazione per ragazzi che vivevano una situazione psicofisica più fragile.
Dalla protesta alla proposta
I primi laboratori vennero aperti presso il Centro Don Calabria, in via Roveggia a Verona, dove i ragazzi disabili si dedicavano ad attività di assemblaggio, falegnameria e confezionamento, guidati soprattutto dagli obiettori di coscienza che hanno avuto un ruolo fondamentale nell’organizzazione della cooperativa. Don Antonio, Corinna Ionta (fondatrice dell’ANFASS veronese), Cristina Tantini (volontaria dell’ANFASS), Francesco e altri collaboratori iniziarono a girare la provincia su un pullmino a raccontare cosa si stava facendo a Verona, a sensibilizzare le famiglie e a convincerle ad avviare i figli con disabilità verso un’occupazione lavorativa. Solo uscendo di casa questi ragazzi, insieme, avrebbero potuto aprirsi al mondo e avere la speranza di una vita migliore.
Questi volontari figli del ’68 erano animati da un forte impegno sociale per l’abbattimento delle barriere sociali e architettoniche e la tutela, anche legale, delle persone disabili. Fu una bella semina!
All’inizio degli anni ’70 le cooperative sociali non esistevano ancora: nel 1975 fu proprio il Centro di Lavoro la prima Cooperativa costituita a Verona e Francesco fu prima consigliere e poi presidente. L’idea di cooperazione promossa da don Mazzi era un esempio innovatore per quei tempi e la sua opera ispirò la creazione di altre realtà simili, tuttora presenti nel nostro territorio.
Il piccolo laboratorio di via Roveggia si ingrandì nel corso degli anni, spostandosi in via San Marco, sempre in una struttura calabriana per trasferirsi poi nel grande stabile di via Gardesane nel 2010, dove si trova tutt’ora. Questo percorso è stato guidato dall’ex obiettore di coscienza Gianfranco Zavanella, che ha dedicato e dedica alla cooperazione sociale tutto il suo impegno lavorativo.
La vita è l’arte dell’incontro
Per fortuna le parole cambiano e con loro anche la società. In oltre 40 anni di presidenza Francesco ha visto i miglioramenti e l’evoluzione della nostra Cooperativa Sociale.
Gli handicappati divennero disabili, e negli anni ’90 cominciarono ad affiancarsi a ex detenuti, a ex tossicodipendenti e a persone con altri svantaggi, anche temporanei. Ogni cambiamento è stato possibile grazie all’incontro al momento giusto con persone lungimiranti.
L’identificazione ufficiale del Centro di Lavoro con l’Opera Don Calabria non avvenne subito, anche se inizialmente i lavoratori e i volontari erano ospitati in strutture calabriane. Dopo questo rodaggio vi fu l’ammissione ufficiale della Cooperativa nella Famiglia Calabriana. La Cooperativa Sociale Centro di Lavoro assunse anche, nella propria denominazione sociale, il nome di San Giovanni Calabria. Un processo di integrazione lungo, ma una visione unica: il rispetto della persona con tutte le sue necessità.
Se all’inizio si faceva principalmente attività di falegnameria e assemblaggio, oggi la Cooperativa conta più di 200 dipendenti stabili e offre servizi molto diversi in modo da valorizzare i differenti tipi di abilità: pulizie, gestione del verde, guardiania, raccolta abiti, ristorazione aziendale, laboratorio alimentare, a cui si aggiunge il più recente settore Comunicazione. La missione rimane la stessa concepita da don Antonio Mazzi e dai giovani volontari degli anni ’70: ovvero dare dignità alle persone svantaggiate attraverso l’inserimento lavorativo concepito come strumento essenziale di promozione umana.
Isole di possibilità nel mare delle necessità
Francesco Benedetti è laureato in Economia e ha una visione molto concreta di come dev’essere una cooperativa sociale sostenibile: non solo un ente di beneficienza dedito all’assistenzialismo, ma una vera e propria impresa che deve generare utili per poter garantire ai suoi soci occupazione lavorativa e benessere sociale per anni. È grazie a questa idea di fondo che la nostra Cooperativa continua a crescere dopo decenni di vita.
Ma nel suo lungo periodo da Presidente, Francesco ha sperimentato cosa significhi mettere al primo posto il valore della persona. Proviene da una famiglia molto cattolica, ma essere inaspettatamente a capo di una cooperativa sociale così sfaccettata è stato per lui un ulteriore e straordinario arricchimento umano: conoscere tante persone molto diverse fra loro – viste sempre come potenziali risorse anche se all’interno di uno stato di necessità – gli ha permesso di comprendere meglio la realtà in cui viviamo, di sviluppare una maggiore sensibilità ed empatia verso il prossimo. Ha significato capire concretamente e nella vita quotidiana che ogni essere umano è una miniera di potenzialità inesplorate che vanno fatte emergere.
Ci sono mai stati momenti difficili? Certo, soprattutto all’inizio quando c’era ancora tanto da fare, tutto da costruire, e quell’aiuto che si riusciva a offrire sembrava comunque non bastare. Ora Francesco Benedetti è in pensione, ma se siamo qui a raccontare le storie delle persone che lavorano in Cooperativa è grazie a quei giovani veronesi che cinquant’anni fa macinavano chilometri su un pullmino, per “costruire isole di possibilità nel mare delle necessità”.